Il 16 giugno è la scadenza della prima rata dell’Imu 2023. Non tutti i proprietari di un immobile sono però tenuti a effettuare i versamenti. La normativa generale sull’Imu, infatti, prevede che non si paghino le imposte sull’abitazione principale. Ma cosa succede nel caso in cui non si ha la residenza, magari perché ci sono lavori di ristrutturazione, è prevista qualche esenzione (ad esempio per forze dell’ordine e militari)?

Se per esempio si possiede un immobile di proprietà, ma la residenza è indicata in un’altra abitazione, bisogna pagare l’Imu. Ma questo caso potrebbe verificarsi anche solo momentaneamente. Per esempio, potrebbe succedere che per cause “di forza maggiore”, che quindi non implicano la perdita dei benefici prima casa, non sia possibile trasferire la residenza nel suddetto immobile. Cosa accade in questo caso?

Imu prima casa residenza entro 18 mesi

La normativa sull’abitazione principale prevede che i benefici prima casa vengano mantenuti anche nel caso di mancato trasferimento della residenza entro 18 mesi nell’abitazione acquistata con i benefici prima casa. Ammesso che avvenga per cause “di forza maggiore”.

Per esempio, questo è il caso di un immobile sottoposto a lavori di ristrutturazione per temporanea inagibilità. È bene ricordare, però, che i 18 mesi decorrono dalla data del rogito, sia in caso di ristrutturazione che  di una casa in costruzione.

Abitazione principale ai fini Imu

Per quanto riguarda le le imposte sulla casa, invece, il discorso cambia. Ai fini dell’imposta municipale, infatti, per abitazione principale si intende “l’immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente.”

Il che significa che l’Imu andrà pagata con le aliquote corrispondenti decise dal Comune e secondo i codici tributo prestabiliti, in quanto verrà considerata come seconda abitazione sino al momento in cui sarà effettivo il trasferimento della residenza.

Attenzione: inoltre non è neanche sufficiente che la casa sia luogo di residenza del contribuente, ma anche essere dimora abituale del contribuente. 

Come non pagare l’Imu prima casa se non si è residente?

Chi non ha la residenza e la dimora abituale è quindi tenuto al pagamento dell’Imu. Chi dà in affitto la prima casa è quindi tenuto al pagamento dell’Imu sulla stessa, come se si trattasse di una seconda abitazione. Ê possibile una riduzione del 50% della base imponibile dell’Imu se si concede l’immobile in comodato a parenti in linea retta, come ad esempio tra genitori e figli.

Attenzione però perché ciò avvenga il contratto deve essere registrato, il comodatario deve utilizzare l’immobile come abitazione principale e il proprietario deve avere la residenza nello stesso Comune dove è situato l’immobile concesso in comodato.

Chi ha diritto all’esenzione Imu prima casa?

Una novità importante è quella introdotta da una sentenza della Corte Costituzione che ha ripristinato la doppia esenzione per i coniugi che abitano in immobili diversi ubicati in Comuni distinti a patto, naturalmente, che rispettino il principio della residenza e della dimora abituale.

Come prima casa bisogna pagare l’Imu?

Come prima casa bisogna pagare l’Imu nel caso in cui si tratti di immobili di lusso, ovvero appartenenti  alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, ovvero case signorili, ville e castelli.

Fonte Articolo: Idealista.it